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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/344

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334 Er còllera mòribbus


28.

     Perché nnun c’ereno antri1 guai, stasera
Scappeno fora cor collèra a Ancona.2
Mo, ammalappena3 una campana sona,
Sona a mmorto, e sto morto è de collèra.

     Sarà ccrepata ar più cquarche pperzona
De fònghi, o dde lumache4 o ffichi o ppera...
Ebbè, ddich’io, sc’era bbisoggno, sc’era,
De tutta sta chiassata bbuggiarona?

     Nun zerve, cqua er collèra, sor Rimonno,5
Se lo vanno a ccercà ccor moccoletto:
Lo chiameno, per dio!, propio lo vònno.

     Quer ch’è ccerto è cc’a Ancona li facchini
Se moreno6 de fame, e mme l’ha ddetto
’Na riverèa7 de Monziggnor Pasquini.8

22 agosto 1836


  1. Altri.
  2. [E v’era scoppiato realmente, il Moroni dice nel mese di luglio (Dizion., vol. LII, pag. 235), ma io ne dubito, perchè la Commissione provinciale sanitaria di quella città, non prima del 22 agosto, cioè del giorno stesso che il Belli componeva questo sonetto, invitava a recarsi colà il dottor Meli, medico condotto a Pesaro, "per giudicare se il morbo sviluppatosi era il vero Choléra asiatico„ (Notizie del Giorno, 15 sett. 36); e il Chigi, nel cit. suo Diario, sotto la data del 26 agosto scrive: "Per mezzo di staffette si è saputo oggi che il morbo cholerico progredisce in Ancona, e che al mezzogiorno del 23 il totale dei casi ascendeva a 36, e quello dei morti a 19. I medici Cappelli e Viale hanno avuto l’ordine di recarsi subito ad Ancona., E poi avverte che il giorno 27 partirono a quella volta. Credo insomma che abbia ragione il Coppi, il quale afferma che il colera scoppiò in Ancona alla metà di agosto. Op. e vol. cit., pag. 334.]
  3. [A-mala-pena]:: appena..
  4. [Di chiocciole.]
  5. Signor Raimondo.
  6. Si muoiono.
  7. Una livrea: un servitore. [Riverèa, come sederivasse da riverire.]
  8. Monsignore Asquini, allora delegato apostolico di Ancona.