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Sonetti italiani 363

Solo a notte avanzata si compì l’inalzamento dell’obelisco, si mandò un pallon volante, e si fecero i fuochi e l’illuminazione, la quale incominciava a Porta Pia e finiva nientemeno che presso S. Agnese. Questi e altri particolari si hanno nel Dizionario del Moroni, voi. C, pag. 309-313, e in un articolo del cav. P. E. Visconti, pubblicato nel Diario di Roma dell’11 di detto mese. Il 26 poi del mese successivo, cioè il giorno innanzi alla data di questo sonetto, un altro obelisco simile al primo e nella stessa villa e allo stesso modo il Torlonia faceva inalzare alla memoria della madre. Ma gl’invitati furono molto diversi; e qui è meglio lasciar parlare addirittura il cav. Visconti, che, senza volerlo, ci ha lasciato il miglior commento che possa desiderarsi al sonetto del Belli: “Con pensiero degno dell’alto animo suo volle poi„ (il Torlonia, s’intende), "che in occasione si lieta al cuor suo, il popolo di Roma venisse spettatore di una insolita festa; e rese aperte a tutti le delizie della sua Villa, onde potesse ciascuno godere del maestoso spettacolo. Al solo annunzio del gentile pensiero del signor Principe, accorse da tutte le parti della città una moltitudine tale, che le persone che si accolsero nella Villa Torlonia ascesero a numero sorprendente, e da non potersi calcolare.... V’erano rinfreschi adattati ad ogni classe, e con tanta larghezza, che fu profusione... La festa di una famiglia sembrò festa di una città.„ Diario cit., 30 luglio.]      2 [Monopolista, incettatore. Ma si dice specialmente di quelli che incettano i commestibili.]      3 [Perchè in tanti Roma è divisa.]