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Pagina:Sonetti romaneschi VI.djvu/94

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84 Sonetti del 1831

AR TENENTE DE LI SCIVICHI.1

     Sor uffizziale mio, nun v’inquietate,
Venita cqua, ssentite la raggione:
Perché ffà ssanguemmerda a ssciabbolate,
Si ppotémo2 aggiustasse3 co’ le bbone?

     Cuanno trenta maggnère4 ho aripescate
Pe’ ddà ar prossimo nostro der cojjone,5
E cchì ciaripensava6 ar battajjone
Che voi, co’ riverenza, commannate?

     Ma mmo ch’ar trentunesimo ch’ho ttrovo,7
Ve vienite a llaggnà com’e cquarmente
Cuelle cose che ddico nu’ le provo;

     S’arimedia cór c....:8 nun è ggnente.9
Ve darò ppe’ ccojjone un nome novo,
E ssarà er trentadua: dite Tenente.

Roma, 12 ottobre 1831.

  1. [Cfr. la nota 11 del sonetto: Er civico ecc., 25 apr. 37.]
  2. Se possiamo.
  3. Aggiustarsi: [aggiustarci; accomodarla].
  4. Maniere.
  5. Vedi [in questo volume] il sonetto che principia: Sonajji, pennolini, ggiucarelli, [21 sett. 1831].
  6. Ci ripensava.
  7. Trovato.
  8. Si rimedia col nonnulla.
  9. Niente.