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122 sotto il velame

cui cerca la lupa. Tralascio tante astuzie, vere e supposte, che del lupo si raccontano in cotali libri: mi basta ora riferire queste tre cose: che si sapeva a quei tempi che “le meretrici le chiamiamo lupe, perchè devastano i beni degli amadori„; s’imaginava a quei tempi che i lupi erano così chiamati “quasi leopedi„, perchè nei piedi è la loro virtù, come dei leoni è altrove;1 si affermava a quei tempi “che figura di lupo porta il diavolo, che sempre invidia il genere umano„. Con queste tre cose, noi ci possiamo spiegare come Dante dica che la lupa si ammoglia a molti animali; e, che ella è come un leone vigliacco, poichè al leone è simile nella rapacità e terribilità, e peggiore, ma viene, innanzi a poco a poco, e poi fugge avanti il veltro; e che infine e ciò monta più, dall’inferno “invidia prima dipartilla„. E pensiamo che il diavolo porta figura di lupo, perchè il lupo insidia i chiusi delle pecore come il diavolo le chiese dei fedeli; e sapete come il lupo si appressa ai chiusi delle pecore, e perciò il diavolo alle chiese dei fedeli? “Se ha bisogno di predare di notte, come un cane mansueto a poco a poco (sensim) si avanza verso l’ovile„; e tante altre astuzie trova!2 A poco a poco: ricordiamo!

Rifiutando la vulpecula ciceroniana, Dante trovò una bestia non solo, per l’astuzia, consimile alla volpe, non solo più della volpe spaventevole e rapace; ma più atta, come leopede, a far compagnia al leone, e, come solito simbolo del diavolo, più atta a significare quella, direm così per ora, generale corru-

  1. L. c. p. 67: quod ut leoni ita sit illis virtus in pedibus. Lezione guasta.
  2. L.c. p. 67 e 68.