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Pagina:Sotto il velame.djvu/236

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214 sotto il velame

cedente chè non se ne muore già! E tuttavia le parole prime di Dante a Ciacco non son senza compassione, e le altre sono pur pietose:1

                          Ciacco il tuo affanno
               mi pesa sì che a lagrimar m’invita.

Sono queste molto simili a quelle di Dante a Francesca:2

                       Francesca, i tuoi martiri
               al lagrimar mi fanno tristo e pio;

pur meno dolenti; e d’altra parte non si concludono con quella pietà per la quale Dante vien meno avanti il pianto de’ due cognati. Trapassando sulla vanità di quei peccatori e pestando la sozza mescolanza dell’ombre e della pioggia, toccano “un poco la vita futura„; e Dante sa che, dopo il gran dì, quando l’ombre avranno ricoverato il loro corpo, soffriranno ancor più. Nel cerchio degli avari, la pietà di Dante scema, ma non si annulla. Egli esclama subito:3

             Ahi giustizia di Dio, tante che stipa
             nuove travaglie e pene...?

E poi, dopo aver veduta meglio la ridda, egli “avea lo cor quasi compunto„. Ma nessun nome è fatto, a nessuna ombra in particolare è volta questa quasi pietà. E qui si tocca della eternità della lor pena e poi della fortuna “che i ben del mondo ha sì tra branche„.4 E poi si scende “a maggior pièta„5

  1. Inf. VI 58.
  2. Inf. V 116 seg.
  3. Inf. VII 19, 36.
  4. ib. 36, 52 segg. 55, 67 segg.
  5. ib. 97.