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Argenti e i rissosi del pantano? Ma dunque, per
Dante, l'ira è sempre senza ingiuria? Perche costoro
non sono colpevoli di malizia, della quale, ingiuria
e il fine: sono di qua non di la della città roggia.
Sempre senza ingiuria? Così fatta che l'ingiuria ne
è sempre esclusa?
Dicono: di là degli spaldi, sarà punita l'ira con ingiuria; qui è l'ira senza ingiuria. Già: di qua anche la lussuria senza il suo atto o abito proprio? e così gli altri peccati d'incontinenza? Perchè l'ingiuria, ingiuria per ingiuria cioè vendetta, è il proprio fine dell'ira, come il piacer carnale è della lussuria, e la ricchezza che mal si tiene o mal si spende, dell'avarizia.
Un'ira senza ingiuria sarebbe come una lussuria senza piacer carnale e come una avarizia senza mal dare o senza mal tenere. Diranno: un'ira senza altra ingiuria che meditata e non fatta. Già: come una colpa della gola senz'altro stravizio che pensato e disegnato: colpa da poverini, e non da Ciacchi. Ma via: l'ira che medita ma non fa l'ingiuria, non è ira. L'ira è pronta, è subitanea, è pazza. Dice S. Tommaso che tristizia, non è ira, si forma nel cuore di chi la vendetta non ispera1. E a ogni modo veniale è l'ira che non si conduce ad effetto2. E' un movimento cattivo seguito da un buono.
Ma diranno ancora: le genti fangose stanno con sembiante offeso e si percotono3
non pur con mano,
ma con la testa e col petto e co' piedi,
troncandosi coi denti a brano a brano,
- ↑ Summa 2a 2ae, 138, 3.
- ↑ Summa 1a 2ae 46, 1.
- ↑ Inf. VII, III segg.