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le rovine e il gran veglio | 237 |
voli contro fortezza, perchè audaci, perchè, diremmo noi, spacconi, fuggono a lui, calmo e sicuro, davanti e fanno groppo di sè “Al passo„ egli passa Stige “con le piante asciutte„. Egli è, a questi segni, il veramente forte.
E qui la riprova ch’egli è del limbo. Ecco. L’offende l’aer grasso. Mena innanzi spesso l’una mano. Parea stanco solo di quell’angoscia. Ebbene? Ricordiamo: quelli del limbo sono “sol di tanto offesi„ che desiderano l’alto sole senza sperarlo,1 e sono in luogo tristo “di tenebre solo„.2 Dell’angoscie infernali essi non conoscono che l’aer grasso.
È del limbo dunque. Or chi può essere tra gli spiriti magni del limbo questo supremamente forte? questo di cui Dante dice:3
Ben m’accorsi ch’egli era del ciel messo?
questo per cui Dante si volge al maestro, per dirgli alcunchè?
E quei fe’ segno
ch’io stessi cheto ed inchinassi ad esso.
Nel limbo, sopra il verde smalto, vide Dante molti spiriti magni. Di questi prima Elettra madre di Dardano e dei Dardanidi; prima Elettra con molti compagni,4
tra’ quai conobbe ed Ettore ed Enea,
Di nessun altro egli dice, d’averlo conosciuto; sì,