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le rovine e il gran veglio 241


Ebbero, cioè, le virtù contrarie alle tre disposizioni.

Ora dal limbo scende, come vento impetuoso, alcuno, “passando per li cerchi senza scorta„; per li cerchi dell’incontinenza di concupiscibile. Come non è questi il modello che Dante pone, di temperanza, anche dove quel personaggio non ha attinenza così grande con l’argomento del libro, che è il Convivio? Dove dice: “Quanto raffrenare (cioè l’uso del freno che dicesi temperanza) fu quello, quando avendo ricevuto da Dido tanto di piacere, quanto di sotto nel settimo trattato si dirà, e usando con essa tanto di dilettazione, elli si partì, per seguire onesta e laudabile via e fruttuosa, come nel quarto dell’Eneide è scritto!„ E poi lo pone a modello di fortezza, dicendo: “Quanto spronar fu quello, quando esso Enea sostenne solo con Sibilla a entrare nello Inferno... contro a tanti pericoli, come nel sesto della detta storia si dimostra!„. In quel “senza scorta„ chi non vede sottinteso il pensiero “nemmeno con Sibilla questa volta, ma solo affatto?„ Se era modello di fortezza entrando solo con Sibilla, chi non vede che il poeta qui lo presenta solo affatto, senza scorta, senza la sua scorta, perchè ne vuol fare l’esempio della fortezza assoluta? Chi non vede? I ciechi, o quelli che chiudono gli occhi, per non vedere la fiammolina della lucerna ch’altri accenda. Ma ognuno deve vedere, col ricordo dell’Acheronte, col ricordo dell’alto sonno che è un alto passo e somiglia al passo della selva la quale è una riviera; col ricordo che passar l’Acheronte è morir la morte da esso fiume significata; deve vedere che passar lo Stige, passarlo al passo, con le piante asciutte, vale aver morta la morte significata da esso fiume: la

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