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254 sotto il velame

deri queste parole: “Il nome di sevizia e ferità si intende dalla somiglianza delle fiere che si dicono ancora saevae. Chè siffatti animali nocciono agli uomini, per pascersi de’ loro corpi, non per alcuna causa di giustizia, la cui considerazione pertiene alla ragion sola. E perciò, a parlar propriamente, ferità o sevizia si dice secondo che alcuno, nel punire, non considera la colpa di colui che è punito, ma solamente questo, ch’e’ si diletta nel tormentare gli uomini. E così è palese che è una specie di bestialità; chè tale diletto non è umano, ma bestiale„1 E s’aggiunge, che questa ferità o sevizia non si oppone a clemenza, ma a quella sopraeccellente virtù che il filosofo chiama eroica e divina. Bestialità è dunque la prima specie d’ingiustizia; e perciò i tiranni e i masnadieri che scannarono e taglieggiarono non solo sono i primi che si vedano, ma sono in Flegetonte. Questo è il fiume che corrisponde alla rovina guardato dalla “ira bestiale„. Or negli altri due fiumi del peccato attuale, sono puniti i rei della sorta più rea della disposizione. Lo Stige nel suo fango invischia gl’incontinenti d’irascibile, il Cocito nel suo ghiaccio serra i fraudolenti in chi si fida. Abbiamo visto che degl’incontinenti i peggio trattati sono appunto quelli del pantano; vedremo quelli di Cocito. Ora perchè il Flegetonte non bolle nel suo sangue i più rei, sì i meno? Certo Dante trovò più appropriate il bollor dell’onda rossa a quelli che dieder di piglio nel sangue; forse Dante era ispirato dalla fossa piena di sangue cui Annibale disse bello spettacolo;2 sì che trovò giusto fare che le anime non

  1. Summa 2a 2ae 159, 2.
  2. Seneca, de ira II 5: dove