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266 sotto il velame

Dunque si torce dal diavolo. E chi incontra a destra? Dio. Quale (si parla misticamente), quale delle sue faccie o persone? Quella che siede a destra. Ed è? La Sapienza. Chè il Cristo siede alla destra del Padre, sebbene questa sessione non si abbia a prendere materialmente.1 E, appunto, come s’ha a prendere? In questo modo: che la destra significa la potestà nuova di quell’uomo suscetto da Dio; il qual uomo venne prima ad esser giudicato per venir poi a giudicare.2 È la potestà di giudicare, insomma che è dimostrata da questo essere alla destra; la potestà giudiziaria perchè “il Padre non giudica alcuno, sì diede ogni giudizio al Figlio„.3 Chi non troverà un cenno a questa potestà nel discorso, che si fa tra Dante e Farinata, sulle leggi e sui decreti degli uomini?4 e più che un cenno, nell’esposizione della terribile pena, inflitta da Dio, in cui è così esatto contrappasso?5 Chi fece l’anima morta col corpo abbia anima e corpo sepolti in una tomba eterna, dopo che l’uomo Dio avrà giudicato: chi vide lontano e non vicino e non in sè, veda ora lontano e non vicino, e poi non veda più, dopo il gran giudizio. Ma, sopratutto, chi non affermerà presente allo spirito di Dante questo concetto nell’esclamazione:6

               O somma Sapienza, quanta è l’arte
               che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo
               e quanto giusto tua virtù comparte;

  1. Per es. Aur. Aug. De symbolo I 16.
  2. Id. ib.
  3. Per es. Aur. Aug. Serm. ad cat. II 7, Hugo de S. Vict. In epist. ad Eph. Q. VII. Ev. sec. Ioan. V.
  4. Inf. X 79 segg. 83 seg.
  5. Inf. IX 125 segg. X 10 segg. 15, 78, 100 segg.
  6. Inf. XIX 10 segg.