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Egli si è configurato al Cristo. A sera, vespere, comincia la sua guerra. Ora il Cristo stette nel sepolcro un giorno e due notti: “dal vespro della sepoltura all’alba della risurrezione sono trenta sei ore„.1 Vadano i miei lettori a un profondo libro di Vaccheri e Bertacchi2 e leggano che Dante nell’inferno trascorse ore trentasei. E tralascio tutto quel che si può dire e si è detto intorno a questo “configurarsi„. Dante muore spiritualmente al peccato, ad esempio del Salvatore.3 Egli fa e sostiene, come esso, un’actio e una passio. Noi dobbiamo travagliarci nell’agire e nel patire;4 com’esso che assunse appunto la carne perchè fosse “strumento della divinità, per il quale le sue passioni e azioni operarono nella virtù divina a espellere il peccato„.5 L’actio di Dante è il cammino per le rovine, attraverso i fiumi, sulla barca di Flegias, sulla groppa de’ centauri, sulle spallacce del serpente, per i peli di Lucifero. La passio è quella pietà, che è gran duolo nel limbo, e deve essere morta già nel secondo dei tre cerchietti. Alla pietà deve sottentrare l’ira: passione a passione. L’avvicendarsi di queste due è ciò che Dante patì. Muor di pietà nel secondo cerchio; poi la pietà diminuisce, finchè è sostituita dall’ira, animatrice della fortezza, nel passo dello Stige; e poi ritorna nel secondo limbo, cioè nel cimitero; e poi s’alterna con l’ira nel settimo cerchio; e nell’ottavo dovrebbe esser morta e non è del tutto morta; morta è nel nono; e avanti Lucifero Virgilio ammo-

  1. Summa 3a, 51, 4. Il passo è di S. Agostino.
  2. Cosmografia della Divina Commedia, Torino 1881. Pag. 234.
  3. Summa 3a, 50, 1.
  4. L’espressione è di Aur. Aug. contra Faustum XXII 53.
  5. Summa 3a 49, 1.