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significata nelle “caverne di macerie„, la seconda nella “pietra„.1

Le caverne di macerie? Ecco. S. Bernardo dà l’essenza mistica di quel versetto del cantico: “La mia colomba nei fori della pietra, nelle caverne di macerie: mostrami la tua faccia, suoni la tua voce nelle mie orecchie„. I fori della pietra sono dunque le piaghe del Salvatore. L’anima deve nelle piaghe del Salvatore fissarsi con tutta devozione, e con assidua meditazione restare in quelle. Le caverne di macerie sono i luoghi degli angeli che per la superbia caddero, lasciati quasi vuoti da loro:2 “le quali hanno a essere riempite d’uomini, come rovine da rifarsi con pietre vive„. Altrove e altre e per altra causa sono le rovine dell’inferno di Dante; sebbene siano con gli angeli caduti in qualche rapporto, e sebbene siano anch’esse destinate alla salute degli uomini. Ma perfettamente si riscontrano le rovine dantesche con quelle di Bernardo, nel loro significato mistico. Poichè le rovine nei cieli, dice S. Bernardo, “dalle studiose e pie menti non solo si trovano, ma si fanno„. In che modo? dice. “Con la meditazione e con la bramosia. Cede invero, a mo’ di macerie molle, la pia macerie al desiderio dell’anima, cede alla pura contemplazione, cede alla frequente orazione„. Le fa, insomma, la mente, queste caverne; contemplando; e questa contemplazione è appunto quella meno soave delle due; quella intorno agli atti e ai riposi della moltitudine dei celesti. La più soave è invece raffigurata nel foro

  1. D. Bern. Cant. S. 61.
  2. Id. ib. 62.