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Il supposto, ecco, si colorisce alla luce. La scienza è il dono o lo spirito che conduce la ragion pratica a veder la verità. Corrisponde alla beatitudine del pacifici; quindi è il dono contro la passione dell’ira. Questo deve riscontrarsi in Dante, se il rapporto è vero. Sì: tra il fumo che acceca, e che, come è in relazione col fuoco infernale della violenza o bestialità o ira, così è in relazione col fuoco purgatoriale della lussuria, fuoco che affina il lussurioso e monda il cuore e aguzza l’occhio alia visione; tra quel fumo, tra cui Dante è tratto in visioni estatiche1; a lui parla Marco Lombardo2. Ebbene. costui " del mondo seppe". E invero insegna a Dante che due sono le strade, quella del mondo e quella di Deo; e dimostra perchè il mondo è cieco e perchè il mondo disvia. E' "scienza" codesta di Marco, perchè riguarda la ragion pratica e la vita attiva. Ed è mirabile osservare come qui si ripeta dalla bocca di costui l'imagine dell’anima che come un fanciullo va da picciol bene a più grande. Chè l'imagine è del Convivio3: "Onde vedemo li parvoli desiderare massimamente un pomo... e poi... uno uccellino, e poi... bello vestimento, e poi il cavallo, e poi una donna, e poi ricchezza non grande e poi più grande e poi più". Or bene questo paragone è quivi indotto, parlandosi del desiderio di "scienza". Ma ben altra è la parte della "scienza" in questa cornice che purga l'ira! Non si parla che di "vedere" e d’"occhi"4, in questo girone, in cui Dante entra " con le luci vaghe"!