Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/142

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capo secondo 117   

volendo pretermettere alcun espediente che potesse agevolar loro il riacquisto della Sicilia, diedero orecchi alle proposte de’ ribelli Saracini. La più parte de’ Siciliani, a cui era grave il dominio de’ Barbari, erano fuggiti nella vicina Calabria, ed una gran quantità avea preso dimora in Reggio. Questi profughi siciliani uniti a’ Greci di Reggio fecero causa comune co’ Saracini di Sicilia, per francarli dalla dipendenza del califfo affricano. Della qual cosa costui irritatissimo spinse a furia il suo figliuolo Abulabba con gran rinforzo di gente a reprimere la ribellione de’ Saracini, ed a punire i Greci di Reggio e della rimanente Calabria dell’adesione e dell’ajuto che vi avevano prestato. Partì immantinente Abulabba, e pervenuto vicino a Palermo, percosse nel nemico esercito, e disfattolo nel primo impeto, occupò la città, (An. di Cr. 901).

A questi tempi medesimi (An. di Cr. 904.) una colonia di Saracini, che si era piantata presso il Garigliano fu colta o sterminata dalle armi collegate delle repubbliche italiane e di papa Giovanni X. Quanti scamparono si raccolsero allora sul Gargano, ed ivi messisi in forte uscivano sovente a depredare la vicine terre. Da ivi poi li scovò Sveropilo, re di Dalmazia, che confortato da papa Giovanni XIV, fece in quella congiuntura una corsa sino a Cosenza ed a Reggio.

Dopo l’espugnazione di Palermo risalito Abulabba sulle navi si dirizzò a Reggio, che gli Arabi chiamavano Rivah, e messe in ordine le sue schiere, al primo urto fu riurtato gagliardamente dalle greche milizie, che dalle altre città di Calabria erano ivi accorse a difesa di Reggio, ed a tener il fermo contro l’aggressione nemica. Innanzi ad Abulabba camminava il terrore. Tutti sapevano la distruzione ch’egli aveva fatta della nobile Palermo, e tutti resistettero con valore alla rabbia musulmana. Ma vinse l’impeto e la pertinacia de’ Saracini; e Reggio quindi venne per forza nelle mani di Abulabba, (An. di Cr. 901.) che in fierissimo modo la sterminò, non perdonando nè a sesso, nè ad età. Per Reggio sventurata pareva venuto l’ultimo giorno, i cui cittadini in numero di diciassette mila caddero in balìa del vincitore. Fra costoro era il venerando Metropolita nostro, reo di aver animato i Reggini alla difesa della patria loro, e del culto cristiano. Abulabba scorse sino a Gerace, ma non potè averla: e tornò in Sicilia seco traendo una indicibile copia di ori e di argenti. Ivi a parecchi anni venne in persona nella Sicilia Abramo califfo per riconfermarne la sua signoria. E tolta a’ Bizantini Taormina, unica città che loro restava nell’isola, corse in Calabria, devastò il territorio di Reggio, e s’inoltrò sino a Cosenza; ma ponen-