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84 | libro secondo |
CAPO TERZO
(Dall’anno di Roma 710 al 718)
I. Tornò poi Cicerone in Reggio dopo sedici anni (An. di R. 710, av. Cr. 44). Egli su cui pesava il sospetto di essere stato tra i complici della uccisione di Giulio Cesare, volendo schermirsi dalla vendicativa potenza d’Antonio, stabilì assentarsi da Roma. Ma per non derogare alla sua dignità, e togliere ogni sembianza di fuga, fermò con Dolabella di trasferirsi amendue in Siria in qualità di Legati. Nondimeno da Irzio e Pansa, eh’ erano designati Consoli, e che s’impromettevano poter comprimere sotto il loro consolato l’arroganza di Antonio, fu pregato Cicerone a non muover passo da Roma. Ma egli, soprassedendo dall’andata in Siria, persistette però a doversi dileguar da Roma, sinchè Irzio e Pansa non entrassero nel consolato. Determinò adunque di recarsi per alcun tempo in Grecia; ed uscito della città, volle farsi una via diversa dalla consueta, per evitare le insidie de’ suoi avversarii. Schivata perciò Brindisi, dond’era l’ordinario transito per la Grecia, diresse il suo cammino per Velia, e da questa città corse a Reggio. Nel qual viaggio, per distrarsi, cominciò a riordinare nella memoria la Topica Aristotelia, che compiuta mandò da Reggio all’amico Trebazio. Da Reggio passò a Siracusa, donde senza ritardo mise alla vela per Grecia; ma respinto dall’austro a Leucopetra, e già venendo la notte, ivi si trattenne nella villa del suo amico Publio Valerio per tutto l’altro giorno, aspettando buon vento.
Si condussero intanto a visitarlo parecchi municipii Reggini, fra i