Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/118

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capo quarto 93   

reva le regioni dell’Asia soggette all’impero Romano, predicando le dottrine del vero culto. Ma accusato d’insinuare una credenza contraria alla dominante, fu dal popolo sostenuto in Gerusalemme; e gli sarebbe stata tolta la vita, se alla furia popolare non lo avesse strappato il tribuno Claudio Lisia; il quale sapeva quanto fosse grave far mali tratti ad un cittadino Romano: chè tale era Paolo. Non potendone altro, il tribuno lo rimise al Preside in Cesarea, scortato da due Centurie. Ma vedendo il Preside Porzio Festo che le accuse dei Giudei contro Paolo non eran tali che potesse esser condannato nella testa, lo avviò all’Imperatore in Roma; a cui Paolo, come cittadino romano, si era appellato. Lo scortava il centurione Giulio colla corrispettiva milizia. E quando, navigando per il mare della Cilicia e della Pamfilia, giunsero a Listra; trovata ivi una nave alessandrina, che si metteva alla vela per l’Italia, in essa fu fatto imbarcar l’Apostolo. Dopo una lunga e penosa navigazione, la nave naufragò presso Malta, ove, salvatisi a grande stento, presero terra e svernarono. E ripigliato l’andare, dopo tre mesi da che erano partiti da Listra pervennero a Siracusa, ove dimorarono tre giorni. Quindi costeggiando l’Italia, toccarono Reggio, e trattenutisi quivi un sol giorno proseguirono per Roma. Dove poi l’Apostolo prigioniero fu dicollato nel decimoquarto ed ultimo anno dell’impero di Claudio Nerone.

IV. È pia tradizione che l’Apostolo giungesse in Reggio a tempo che i cittadini celebravano le solenni feste della loro dea protettrice Diana (An. di Cr. 56); e che in tal congiuntura avesse loro predicato le dottrine evangeliche, e lasciatovi per vescovo Stefano da Nicea che con lui veniva dalla Giudea.

Questo Santo vescovo, dopo diciassette anni dalla venuta di San Paolo in Reggio, (An. di Cr. 73) fu martirizzato nella generale persecuzione de’ cristiani, che seguì al tempo dell’imperatore Vespasiano. Imperciocchè sotto gl’imperatori romani il cristianesimo non era pubblico culto, ma veniva esercitato di segreto; essendo le religiose pratiche dei cristiani opposte alla religione dello stato. Poi andò a mano a mano pigliando terreno, e traforandosi nel popolo a traverso di tante fiere persecuzioni non fu osservato in palese, prima che Costantino lo avesse sollevato a religione dell’impero.

V. Nessun’altra notizia abbiamo di Reggio ne’ tempi degl’imperatori seguenti, da quella in fuori che sotto Trajano (An. di Cr. 98 a 117) i quatuorviri Licinio Sura, Giulio Frontone, Lelio Coccejano, e Flavio Faltone ebbero commissione di restaurare la via Appia che si stendeva da Roma a Capua; e di porre opera che fosse a pubbliche spese continuata da Capua in due braccia, l’uno