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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/200

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capo terzo 175   

notte tempo vi diedero l’assalto, e presolo, vi scannarono il più dei Francesi, che ivi dimoravano, e fecer prigione Raimondo. Ma non riconosciutolo per quel ch’era, fu ucciso cogli altri alla rinfusa: e quelli ch’ebbero spazio alla fuga, non trovarono salvezza che nei boschi di quella montagna.

II. La maggior parte dell’esercito aragonese si era già raccolta a Solano, quando il re uscitone al dechinar del sole, andò diritto a combatter Seminara. Questa città aveva in presidio circa ottocento cavalli tra provenzali e francesi; e per andarvi aveasi a far cammino per la montagna di Solano, passo assai scosceso, e reso impraticabile dalla foltezza de’ boschi. Pietro pose a vigilanza di tal passo alcune schiere di Almogaveri, e partendosi con tutta la sua gente quando già era un’ora di notte, guadagnò la montagna senza alcun riscontro di nemici. Quaranta cavalieri, e duemila Almogaveri, giungendo improvvisi a Seminara, nè dando spazio a quegli abitanti di porsi alla difesa, s’impadronirono di una porta, e delle torri del mezzodì. Vennero lor contra i Francesi; ma in quella prima furia essendosi disordinati e rinfusi, non bastarono all’urto degli assalitori. I quali vi entrarono irresistibilmente, e furon primi colle lor compagnie Bernardo da Pietratagliata, e Pierarnaldo di Bottouac. Quest’ultimo, avviandosi verso la piazza, si prese con un grosso drappello di Francesi, che ivi si erano attestati, mentre per l’altra parte Bernardo andava scorrazzando qua e là, ed affliggendo i nemici. I quali si traevano in fuga alla distesa, e lasciavano che il lor capitano Raimondo da Villanova cadesse prigioniero. Fu dato il sacco alla città: poi re Pietro volle che fosse rifatta di mura, e che vi si collocasse un forte presidio. Ed a fine che il principe di Salerno non si brigasse di far qualche mal giuoco, Pietro pose ne’ convicini luoghi una guardia di cinquecento cavalli, e duemila Almogaveri.

Dopo essergli risultata così bene l’impresa di Calabria, il re aragonese ritornò a Messina; e fatto riconoscere dal Parlamento Siciliano in suo successore ed erede il figliuolo Giacomo, lo costituì a Luogotenente del Regno di Sicilia, creandone Vicario Guglielmo Galzerano, Gran Giustiziere Alaimo da Lentini, e Gran Cancelliere Giovanni da Procida. Il che fatto si trasferì ne’ suoi Stati dell’Aragona. Giacomo continuò la sua dimora in Messina, e Ruggiero Lauria colla flotta restava nel mare che bagna Sicilia e Calabria per guardar queste regioni da qualsivoglia tentativo nemico. Ebbe allora Reggio non pochi favori da Giacomo. Egli dispose che quanti Reggini possedevano beni mobili e stabili ne’ tenimenti di Santagata