Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/32

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capo primo 7   

un tempio agli Dei protettori Castore e Polluce, in rendimento di grazie, ed a perpetuo monumento di tanta loro vittoria. Questi numi furono poi sempre annoverati fra le principali divinità tutelari che abbiano avuto tempii e culto in queste due floride repubbliche.

VII. La Repubblica di Reggio era a que’ dì famosa e celebratissima per arti, per lettere, e per invidiata libertà di terreni, ed assai procacciante in commerci. Ebbe chiarissimi cittadini, Clearco, e Pitagora, scultori; Ibico, e Teàgene, poeti; Elicaòne, e Pitio, filosofi pitagorici. Caronda, esule da Catana, che fu accolto da’ Reggini con dimostrazioni di riverenza, dettò loro un complesso di leggi, attinte alle fonti pitagoriche; che poi valsero a parecchie altre repubbliche, ed ultimamente a quella di Turio, sorta sulle rovine dell’antica Sibari. Ed è a locarsi ancora a questi tempi Aristone, musico reggino, del quale si conta una disfida avuta in Delfo ne’ giuochi Pitii col musico locrese Eunomo: e fu questa. Aristòne ed Eùnomo si erano disfidati al canto sulla cetra. Il primo teneva per fermo che a lui, come reggino, non poteva mancar la vittoria; perchè i Reggini, avendo origine da’ Calcidesi venuti da Delfo, erano cari ad Apollo. Soggiungeva al contrario Eunomo, non poter essere superato nel canto da un competitore, nella cui patria anche le cicale erano mute. Cominciata la gara, già Aristone era presso ad uscir vittorioso dell’avversario, alla cui cetra si era rotta una corda. Ma una cicala in quel subito, posandosi sullo strumento di Eunomo, e cantando, sì acconciamente il soccorse, che Aristone restò vinto.

Ci è oscuro il nome di que’ Messenii, che tennero il supremo grado nella repubblica per tutto il tempo che è dalla vigesimottava olimpiade alla settantesima. Solo è certo che in quest’ultima era Egemone della Repubblica Anassila il giovine figliuolo di Cretineo. E questo Cretinèo aveva forse tenuto anteriormente il medesimo ufizio.