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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/320

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capo quinto 295   

zio, lo storico scende dal suo alto ministero, e diviene o accusatore, o avvocato.

Allegrò il nostro Campanella la tristezza della dura e lunga prigionia col lavoro di dottissime opere filosofiche, che oggidì i più profondi pensatori dell’Alemagna comentano, traducono e pubblicano per ogni verso, mentre forse pochi tra noi ne conoscono i titoli, e la materia. Uscì finalmente di prigione ad intercessione e premura dell’ambasciatore francese, e di papa Urbano VIII, che lo accolse in Bontà umanissimamente, e gli porse chiarissimi contrassegni della sua benevolenza. Da Roma fece via per Parigi, e vi fu accolto e festeggiato da’ più dotti Francesi, e dallo stesso Sovrano. Ivi fra profondi studii storici e filosofici, fra la familiare conversazione di que’ letterati trascorse il rimanente della sua vita, che gli durò sino al 1639.

IV. Cicala intanto, che meditava vendetta sopra Reggio per lo scacco sofferto, non ignorava forse l’imminente combustione della Calabria, e si affrettò a questi lidi colla sua armata (1602) per trovarsi apparecchiato a trar pro da’ mutamenti, ch’egli credeva prossimi ad accadere. Entrato però nello stretto di Sicilia, seppe che ogni cosa era quieta, e la congiura scoperta; ma non si rimase per questo di approssimarsi a Reggio per tentarvi un disbarco. Ed oramai era molto vicino alle mura della città quando sentì salutarsi da sei cannonate che partirono dalla fortezza. Laonde conobbe non andar la faccenda com’e’ si pensava; conobbe la città capace e prontissima ad opporgli valida resistenza. Quindi avvisò meglio ritirarsi nel seno di Motta San Giovanni, ed aspettar tempo e luogo alla desiderata vendetta.

Ivi cominciò a studiar il modo come impadronirsi del paese per via di tradimento; ma vedendo che solo non potea venirne a capo, comunicò la cosa ad un suo confidente, come lui rinnegato, il quale nell’arte della doppiezza, e nella prontezza ad ogni malvagia opera valeva tant’oro. Diceva adunque Cicala a costui essergli in desiderio che Reggio gli venisse alle mani senza spargimento di sangue. Aver voluto metter lui a parte di questo divisamento, perchè il sapeva per prova in tali pratiche espertissimo. Soggiungevagli, desse opera a tutt’uomo al buon esito dell’assunto; nè dubitasse del resto, chè ne sarebbe grandemente rimeritato. Rispose costui ciò essergli facil cosa a condurre, sul che potesse abboccarsi con qualcuno del paese; esser per questo di mestieri non inibire la corrispondenza tra i marinari turchi ed i terrazzani, dimostrare anzi non equivoci segni di buona fede, perchè dall’una e dall’altra parte po-