Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/38

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capo secondo 13   

l’isola; e le repubbliche Italiole abbominavano un tiranno, che covava il proposito di sormontare sulle ruine della loro libertà. Ma Anassila ritornò di Sicilia in Reggio, determinato di sfogarsi sulle repubbliche sopradette della dura lezione che Gelone gli aveva dato. E cominciò a dar loro incessanti travagli, e ne mandava a male il territorio ad ogni picciol pretesto. Provocò i Crotoniati a battaglia, e n’usci vincitore; ma non gli venne fatto, com’era suo pensiero, d’impadronirsi della loro città. Poscia invase il territorio di Locri, e gli fu compagno nell’impresa il suo figliuolo Leofrone ancor giovanetto. Ed avea così strettamente assediata ed investita la città che i Locresi, condotti allo stremo, (Olimp. 76, 1. av. Cr. 476.) avevano fatto a Venere il disperato voto di consacrarle il fior verginale di tutte le loro giovinette, se loro succedesse di liberarsi delle armi di Anassila. Ma per loro buona ventura al campo di Anassila giunse Cromio, nunzio di Gerone re di Siracusa, a significargli che, se gli era cara la sua amicizia, dovesse levarsi dall’assedio di Locri, della quale era esso re alleato. Anassila cedette, ma di assai mala voglia, alle rimostranze di Cerone; e Locri fu salva. Ma il tiranno di Reggio ebbe tale increscimcnto dell’essergli impedito aver Locri, che ne morì di crepacuore, dopo aver signoreggiato per diciotto anni i Reggini. Questo fatto di Anassila contro i Locresi fece loro un’amarissima e profonda impressione; onde procedette che l’antica amicizia co’ Reggini, così gloriosamente raffermata nella battaglia della Sagra, si convertisse in odio invincibile, e contribuisse in processo a far cadere nelle mani di Dionisio, non queste due sole repubbliche, ma le rimanenti della Magna Grecia.

VI. Anassila, come si appressò al termine della sua vita, commise la tutela de’ due suoi figliuoli, ancor minori di età, al reggino Micito. Il quale per le sue eccellenti virtù tanto entrò nell’amore de’ Reggini, che amarono meglio di esser da lui governati, quando avrebber potuto riformarsi a quel pristino e più largo reggimento che Anassila aveva loro tolto. Certa cosa è nondimeno che dopo la morte di questo tiranno scadde in parte la prosperità di Reggio, non per difetto del governo di Micito, ma perchè gli animi de’ cittadini, aspirando a cose nuove, ed all’antico assetto popolare, cominciavano a partirsi, ed a mettersi in umore. E pare inoltre che a ciò non avesse dato poca materia la guerra tra i Tarentini ed i Japigii per controversie dì confini; alla quale cooperarono anche tremila de’ Reggini, che erano alleati de’ primi. Imperciocchè in una decisiva battaglia rimanendo i Japigii vittoriosi, (Olimp. 77, 1. av. Cr. 472.) i Reggini ed i Tarentini furono profligati, e presso che