Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/53

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   28 libro primo

partito di contrastargli il possesso di Messena; a qual uopo vi spedirono con buon esercito Elori (esule siracusano) ad assediar la città. Ma in quella che Elori batteva la rocca, molte nuove schiere giungevano da Siracusa a soccorrerla; di che preso animo gli assediati sortirono all’improvviso ad affrontare gli assalitori, i quali colti a tergo ed a’ fianchi dalle sopravvenienti forze nemiche, restarono presi in mezzo. E dopo essersi sostenuti buon pezzo, finalmente furono rotti, e più di cinquecento rimasero uccisi. (Olimp. 96, 3. av. Cr. 394.). Dopo tale vittoria i soldati di Dionisio corsero senza indugio a Mila, ed oppugnatala, la ebbero senza troppi contrasti: poichè non era tale il presidio reggino che potesse far durevole resistenza. A’ Nassii, ch’ivi avevano asilo, fu dato spazio di partirsi senza molestia; e quegl’infelici, cui la trista fortuna sbatteva di luogo in luogo, gittaronsi ad accattare ricovero chi presso i Siculi, chi presso que’ Sicilioti, su’ quali non aveva ancor possa la tirannide.

Dionisio vittorioso non tralasciò di usare lo scherno contro i Reggini. Per suo comando Sofrone, poeta comico, rappresentò questo popolo sulla scena come pusillanime e codardo; donde venne il proverbio: Timido come un Reggino. Con pari villania furono i Reggini additati col soprannome di lepri; per giocosa e travisata allusione al lepre, inciso sulle loro monete al tempo di Anassila. E sulla scena il prestigiatore Ninfiodoro fece pubblica beffe della timidità de’ Reggini. Ma tosto queste ingiurie dovevano ritornare in capo al tiranno, il quale preparò di rimando una spedizione contro Reggio. Ma sapendo che i Siculi, i quali occupato aveano Tauromenio, maneggiavansi contro di lui, si avvisò di correr prima addosso a costoro. Furono però i suoi respinti con molta perdita, ed e’ medesimo potette con gran difficoltà salvar la persona, lasciando a’ nemici la propria armatura. Il che come fu palese agli Agrigentini ed a’ Messeni, espulsero dalle loro città i presidii di Dionisio; e lacerando i trattati ch'egli aveva loro imposto, riassunsero lo stato libero. Ma ivi a non molto ricaddero in peggior servitù.

V. Nell’anno appresso Dionisio, (Olimp. 96, 4. av. Cr. 393.), ricuperata prima Messena, attese a disfarsi di Magone, capitano cartaginese, che rimaso nelle montagne di Sicilia dopo la rotta dei suoi, cercava di sollevarne la fortuna, facendosi partito di tutti quei Siculi a cui la tirannide era grave. Dopo questo mise tutto il suo studio a prostrare la Repubblica di Reggio, che gli era così pericolosa vicina. E con cento triremi venne sopra questa città, ed assaltandola impetuoso, gli venne fatto di ficcar fuoco alle porte, e