Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/73

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   48 libro primo

chiarissima sopra tutti il poeta Cleòmene, e lo storico Lico Butera, a cui Licofrone fu figliuolo adottivo.

Ma nella Sicilia le cose calavano al peggio; (Olimp. 115, 1. av. Cr. 320) di nuovo si raccendevano i popolari tumulti, e la cupidità di signoreggiare ubbriacava le menti. Stantechè, illuse e corrotte dalle adulazioni degli oratori, le città osavano tanto innalzare a’ primi gradi dello stato i faziosi, che costoro in nome di custodire la patria libertà, la rendevano ancella di sè stessi con aggirare a loro beneplacito le moltitudini, le quali non fanno che accorrere a chi sa più ingannarle. Nè riposava la Magna Grecia, molestata e corsa da’ Brettii, i quali levatisi dalla dipendenza dei Lucani, e riformatisi a stato libero, erano divenuti potentissimi; e gittatisi alla conquista delle regioni confinanti, avevano fatto toccare agl’Italioti varie sconfitte. Questi Brettii, che nel corso dell’ottantesima quarta olimpiade combattevano contro i Sibariti, cominciano nella storia ad aver condizione di popolo indipendente verso l’olimpiade centesimasesta.

IV. Fra tutti in singolar modo diventò tiranno de’ Siracusani Agatocle, cresciuto poi a tal potenza che non solo implicò in gravissime e dolorose calamità Siracusa, ma bensì la Sicilia e buona parte della Magna Grecia e dell’ Affrica, riducendo a squallida servitù le più splendide repubbliche di queste contrade. Agatocle fu figliuolo di Càrcino, vasajo reggino, il quale bandito da Reggio in tempi di politici commovimenti, aveva preso casa in Termi di Sicilia, terra che era allora sotto i Cartaginesi. Aveva Càrcino menato per moglie una donna di Termi, e durante la costei gravidanza, a lui spessi sogni venivano a turbar la mente. Perilchè, presa opportunità di alcuni Teori cartaginesi che recavansi a Delfo, diede loro preghiera d’interrogare in sua vece l’oracolo di Apollo sul futuro destino di quel parto. Quelli non mancarono alla commissione, e l’oracolo rispose che il nascituro figliuolo sarebbe stato cagione a’ Cartaginesi, ed a tutta la Sicilia di moltissime disgrazie. La qual cosa udita, Carcino non ne fu poco spaventato; e si consigliò di esporre pubblicamente il bambino, e mettervi persona ad impedir che fosse involato, ed a lasciarlo morire. Ma passati alquanti dì, nè morendo il fanciullo, tralasciossi di guardarlo colla consueta diligenza; del che la madre si giovò, e di notte tempo, quando alcuno non vi badava, indi lo tolse. E come temea del marito, non sel recò in casa, ma presso un certo Eraclide che le era fratello; e del nome del costei padre il nominò Agatocle. Aveva già sette anni il fanciullo, quando Carcino invitato da Eraclide ad una festa, vide Agatocle sollazzarsi con altri ra-