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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/43

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capo quarto 33

non cessò mai di portare il picciolo cordone verde, che contrassegnato aveva i partigiani del Duca. L’esempio di Napoli fu tosto seguito nelle provincie, sì che sedati per tutto gli umori concitati del popolo, potè don Giovanni d’Austria a’ ventidue di settembre del 1648 partirsi da Napoli, e venir coll’armata a Messina a confermare al dominio di Spagna i Siciliani, ch’erano anch’essi tornati a ragione.

A questo termine venne la rivoluzione napolitana dopo tante speranze concepite, tanto sangue sparso, tanti sagrifizii fatti. Nè poteva esser durevole; chè la minuta plebe, la quale ebbe la più gran parte in tali moti, li rendette spaventevoli anche agli onesti patriotti, che desideravano, con mezzi morali, volte in meglio le condizioni dei paese loro. Tanto che i cittadini migliori disertarono volentieri da un’impresa, che vedevano contaminata da’ tristi, e travolta in tanti delitti. Tra l’oppressione, male grave, e l’anarchia, male gravissimo, non sapevano a che partito appigliarsi; ma si accorsero alfine che se l’oppressione travaglia ed accora i popoli, l’anarchia li logora e distrugge.

II. Perchè nulla mancasse al colmo delle pubbliche calamità, ivi a pochi anni venne a travagliare il Reame una crudele e mortifera pestilenza, che durò dal 1656 al seguente. Dalla Sardegna, ove il morbo infieriva terribilmente, era venuta in Napoli una nave spagnuola carica di soldatesche, delle quali il Vicerè avea pressante bisogno; ed a queste, per ordine speciale di lui, fu data libera pratica. In un baleno il contagio si appiccò alla città, e con tal violenza si spaziò, che rese vani tutti i salutari provvedimenti dati per arrestarlo o mitigarlo. La gran città diventò fetido ed orribil cimitero di circa quattrocento mila persone. Nè meno della metropoli era grande e paurosa la morìa nelle provincie; perocchè, tranne la Terra d’Otranto, e questa ulterior Calabria, tutte le altre rimasero miseramente desolate. Solo in Santa Cristina si manifestò qualche caso di peste, e mandò il gelo nelle ossa de’ Reggini, ma non vi fu altro seguito, ed ebbesi per cosa prodigiosa. Laonde la città nostra, che se ne vide preservata a così buon mercato, fece voto di recare ogni anno a’ ventuno di novembre in processione al Convento dei Cappuccini un grosso cereo, e celebrarvi una festa in onore e rendimento di grazie alla Santa Vergine della Consolazione. E fu preso in pubblico Parlamento d’incidere in marmo nella casa della città i passati e presenti favori della Vergine, e di trasferirsi al sopradetto giorno la festa solenne del ventisei di aprile.

L’anno 1665 terminò la sua vita Filippo IV, e gli fu successore Carlo II suo figliuolo di soli anni quattro di età, sotto la tutela e

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