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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/50

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   40 libro settimo

n’erano resi immeritevoli. Impose a que’ cittadini che ogni fatto della passata ribellione dovesse porsi in dimenticanza, affinchè tutti d’un animo si adoperassero a far che allo scompiglio della cosa pubblica succedesse il ristoro della pace e della concordia. Mandò via tutte le soldatesche che sopravanzavano al presidio della città, e le milizie, che copiose stanziavano in Reggio, furono a Napoli richiamate.

Ma l’indulgenza del Gonzaga non andò grata alla corte di Spagna (1679); questi fu richiamato da quell’uffizio, e messo in suo luogo il conte di San Stefano Francesco Benavides. Il quale, secondando i desiderii rigorosi del governo Spagnuolo, tolse a Messina il Senato; di tutti i privilegi e franchigie la privò; fece demolire il palagio della città; e sparso di sale il suolo, fecevi ergere la statua del Re, fusa col metallo di quella stessa campana, che prima era servita a chiamare i cittadini a consiglio. E per porre un durevol freno al popolo Siciliano, vi fondò quella fortissima cittadella, che fu poi sempre propugnacolo nelle guerre e sollevazioni posteriori. Essa fu fabbricata sotto la direzione del colonnello di Grumbergh, e vi si spesero seicento settantatrè mila novecento trentasette scudi, ricavali dalla vendita de’ beni di quelli ch’eran fuggiti in Francia; oltre il servigio degli schiavi, delle navi, e de’ soldati. La sollevazione di Messina costò quasi sette milioni di scudi, emunti dal nostro reame che ne rimase impoverito; costò a’ Messinesi sterminati sagrifizii, e la perdita totale de’ lor privilegi. Furono questi i frutti che a Messina provennero dalla straniera ingerenza; dalla protezione francese; dal trattato di Nimega. Dalla qual pace sperava l’Europa lungo e stabil riposo (1678), per il maritaggio ch’indi segui tra il Re di Spagna e la principessa Maria Lodovica Borbone, nipote del Re di Francia. Ma così non fu; perchè nelle cose di stato le influenze de’ matrimonii mai non prevalgono alle vedute politiche, la cui potente ragione fa tacere i parentadi, e spegne gli affetti più intimi.