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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/61

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capo sesto 51

mandò addosso una fucilata, con cui colse in cambio un alfiere spagnuolo, e l’uccise. Allora i Tedeschi cominciarono a trarre per circa una mezz’ora sulle due feluche messinesi, ma nè queste risposero al fuoco, nè le feluche di Reggio accorsero com’era il convenuto.

Le feluche messinesi, dopo esser dimorate tre ore immobili (forse perchè i marinai si eran gittati sotto coperta) si ritirarono quattamente in Messina. Irritatissimo il Vicerè di Sicilia e del tradimento del Rota, e della viltà delle feluche messinesi, ordinò che tutta la ciurma ne fosse imprigionata; e dichiarando il Rota traditore, mandò grida che chi gliene portasse la testa conseguirebbe una taglia di mille once, e l’uffizio di capitano di cavalleria. Questo grasso ingoffo fece gola a Giuseppe Andiloro, il quale per avere ammazzato in Reggio a tradimento Domenico Spanò, s’era fuggito in Messina. Trasferitosi quindi di qua dal Faro, ed avvolpacchiandosi in abito di lacchè, cercava furtivamente di occhiare il Rota per levargli la testa, e guadagnarsi la taglia. Ma scoverto in sua mal’ora fu arrestato, e messo al bastone si lasciò dire ch’egli era passato in Reggio per uccidere il Rota la sera di Santa Barbara, nella qual sera dovea venir da Messina un navicello per prenderlo ad un suo dato segno. E ciò si avverò; perchè quella sera il sergente maggiore della guarnigione, trasfiguratosi in lacchè colle vesti dell’Andiloro, si fece alla riva, e diede il segno concertato; il che veduto da sul mare, il navicello fu a terra. Un drappello di soldati tedeschi, ch’era ivi in guato, si mise a far fuoco contro i Messinesi: e non prima un di loro ebbe bruciate le cervella, che tutti i suoi compagni si renderon prigionieri. A’ venticinque di dicembre l’Andiloro invece della taglia agognata, si buscò il capestro.

Per la conquista del Regno di Napoli l’Austria assodò in Italia la sua signoria, e già si riscaldava a più larghi disegni, quando un malvagio vajuolo toglieva in brev’ora la vita a Giuseppe I in aprile del 1711. Lasciava morendo i suoi Stati ereditarii a Carlo suo fratello, che fu poi Imperatore, e re di Napoli.

III. Sul termine di gennajo del 1712 cominciarono ad Utrech i preliminari della pace tra le Potenze; per effetto della quale fu assegnata la Sicilia al re di Piemonte Vittorio Amedeo, ed il Regno di Napoli fu lasciato all’Imperatore. Il nuovo re Vittorio Amedeo sopra una squadra inglese fece vela per Sicilia, e giunto in Palermo, ivi ebbe da quell’Arcivescovo la corona di re. Ma Filippo V non poteva patir di buon grado che quella ricca e nobilissima isola gli fosse tolta, e lasciatosi trarre a’ conforti del Cardinale Alberoni,