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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/73

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capo primo 63

quella città di varie specie di vettovaglia, di che sentiva difetto, e ritornavano a Villa S. Giovanni con varii oggetti di minuto traffico. E questo scambio riprovevole andò tanto avanti, che i varii oggetti portati da Messina s’introducevano sottomano nel territorio di Reggio, coll’intelligenza di parecchi di que’ popolani che stavano a vigilare il cordone. A’ quali andava un tanto per cento del guadagno che se ne faceva. Dava mano a queste pratiche un Orazio Griso, frate di S. Francesco d’Assisi; e della roba che veniva da Messina a Reggio per la via di Villa S. Giovanni si faceva deposito celatamente nella casa del calzolajo Paolo Spanò fuori porta Mesa: donde a poco per volta s’immetteva dentro la città.

Già in Messina la micidiale contagione terribilmente infuriava, e la cessazione di qualunque commercio con fuori faceva sentire i molesti effetti della carestia e della fame. Il governo di Napoli non fu lento a provvedere, come potè meglio, alle strettezze di quella città. E per sovvenire momentaneamente all’urgenza del bisogno, fece provvisione che Reggio fornisse Messina di un mille ducati di grasce, avviandole a Taormina, donde si sarebbero ivi spedite. Non sì tosto tale ordine venne in Reggio verso il venti di giugno, che i nostri sindaci fecero sopra due grosse barche un compiuto carico di comestibili; le quali da una delle galeotte napolitane (ch’eran venute a que’ giorni da Napoli) furono scortate a Taormina. A tutto il mese di giugno la peste aveva fatto uscir di vita in Messina ventisette mila persone, ed erasi già dilatata alla Scaletta ed a Milazzo. E mentre quella città era così dolorosamente travagliata; mentre Reggio, quasi sicura di sè, soccorreva generosa all’infortunio della sua nobile vicina, niuno sapeva che il morbo sin dal decimo giorno di giugno si era insinuato in Calabria.

VI. Fra i marinai, che facevano di soppiatto il picciolo traffico tra Messina e Villa S. Giovanni, erano padron Paolo Lombardo ed un suo fratello, vignajuoli di Antonino Spanò, patrizio reggino. A dì dieci di giugno i due fratelli sopra una barchetta del Faro furono trasportati infermicci a casa loro; ed in capo di tre giorni Paolo morì, e fu di notte sotterrato in una vigna; l’altro fuggì, nè più si seppe che ne fosse stato di lui. Lo Spanò, ch’era quivi per la nutritura del baco da seta, seppe il caso e le circostanze, e fuggitosi a Reggio, fece subito avvisati il governatore ed i sindaci, affinchè fossero a tempo di preservar la città dal pericolo imminente. Il governatore Ferri raccolse quanto riferì lo Spanò, ma siccome posteriori notizie davano non esser seguito altro caso a quello del Lombardo, si conchiuse leggermente che quest’uomo potè morirsi di