Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/236

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208 trattato della superbia.

come diviene alcuna volta quando alcuna persona nobile e di stato abbia ricevuta alcuna onta ingiuriosa o oltraggiosa villania da persona vile, non ne prende vendetta onorevole, o con le sue mani, avendo in dispetto la vile condizione, ma farànne fare vendetta per un suo fante1 con cosa fastidiosa e abbominevole, come sarebbe uno strofinácciolo, o un ventre pieno, e simili cose. Così fa Iddio de’ superbi, mostrando come egli gli abbia a vile: come dice santo Agostino delle piaghe colle quali Iddio percosse Faraone, re d’Egitto superbo, col popolo suo, spregiatori de’ suoi comandamenti. Poteva Iddio, dice santo Agostino, co’ leoni e cogli orsi domare e piagare il popolo superbo; ma volle fare colle rane, colle mosche e colle zanzare, acciò che con cose vilissime si domasse l’umana superbia. E se avviene ch’alcuna fiata voglia curare e sanare per sua benignitade gli uomini superbi, con vili strumenti2 o rimedi medicandogli, cura la loro infermità e la loro piaga: come dice san Gregorio, che Dio lascia l’uomo superbo, il quale, per alcune virtù o bontadi ch’egli abbia o che gli paia d’avere, si leva sovra gli altri,3 questo cotale lascia Iddio cadere in alcuno peccato vile e d’infamia, acciò che confuso e vituperato s’aumilii. E di ciò parla bene santo Isidoro, il qual dice nel libro del Sommo bene: Colui nel quale regna il vizio della superbia, e non si sente, cade nel vizio della lussuria della carne; e fa Iddio palese il suo peccato, acciò che la confusione e la ’nfamia del peccato brutto lo faccia risentire, chè prima era insensibile; e umilisi quegli che prima era superbo. Il qual detto esponendo san Tommaso nella Somma, dice: In ciò si dimostra quanto sia grave il peccato della superbia, che per correggerlo lo lascia Iddio

  1. Ediz. 95: servo.
  2. Il Testo: stormenti.
  3. Men bene, a noi sembra che, co' suoi precessori, leggese il Salviati e scrivesse il copista delle Murate: si leva (o lieva) contro agli altri.