Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/394

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
366 omelia d'origene.

io mi cerchi di voi, dolcezza mia. Partirmi dal monimento, mi pare morte; e stare al monimento e non trovarti, dolce Gesù, m’è dolore sanza rimedio. Ma, Signor mio, meglio mi pare di guardare il sepolcro vostro, che partirmi da lui. Starò adunche, amor mio, allato al monimento vostro; e qui vo’ morire, acciò ch’io vi sia sepolta allato, Signor mio. Or come sarà beato il corpo mio se sarà sotterrato allato al sepolcro del Signore e Maestro mio! Oh come sarà beata l’anima mia, che uscendo di questo corpo,1 di questo fragile vasello del corpo mio, se incontanente potrà entrare nel sepolcro del Signor mio! Il mio corpo sempre fu all’anima mia dolore e fatica, e ’l sepolcro del mio Signore sempre le sarà riposo e onore. Dunche, questo sepolcro nella vita mia sarà la mia consolazione, e nella morte sarà il mio riposo. Vivendo, me gli starò allato; e moriendo, mai non mi partirò da lui. O dolce Gesù, perchè non mi stett’io teco, e non ti guardai, o amor mio, sì che tu non mi fossi tolto, o ch’io foss’ita dietro a coloro che ti tolsono? Ma dolente a me, io volli osservare la legge, e abbandonai il Signor della legge. Io obbedii alla legge, e non guardai Colui il quale è guardato dalla legge, avvegna che stare con lui non sarebbe fatto contra la legge, ma sarebbe obbedito alla legge.2 La Pasqua non si sozza da questo morto, ma rinnovellasi tutta e rinfresca. Questo morto non sozza i mondi e i netti, ma sana i peccatori e gl’ immondi, e sana tutti coloro che ’l toccano, e rallumina l’anima e ’l corpo

  1. A chi legge nel testo, egrediens de vase fragili corporis mei, le parole di questo corpo, parranno glossema di copisti. Ma un altro vizio ancora è in questo passo: il che, dinanzi a uscendo, superfetaneo. Avuto però riguardo al suono insoave che la soppressione di esso cagionerebbe, un pleonasmo siffatto può credersi opera del traduttore.
  2. Invece di correzioni più o meno ardite, più o meno scusabili dalla necessità, sempre tuttavia congetturali, riporteremo le parole stesse dell’Adamanzio: Legi obedivi, et eum cui lex obedit non custodivi, quamvis cum Christo manere non fuisset legem transgredi, sed adimplere.