Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/399

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omelia d'origene. 371

e passione. Ella avea veduto che Giuseppe e Nicodemo aveano levato il corpo vostro della croce, e posto nel monimento; e questa vostra discepola sì vi lasciò, e seppellì col corpo vostro lo spirito e l’anima e ’l corpo suo. E più agevole sarebbe suto di partir l’anima dal cuor suo, che di partirla dal corpo vostro morto. L’anima e lo spirito di questa vostra discepola era più congiunto al corpo vostro, che non era al cuor suo. E domandando del corpo vostro, domandava simigliantemente dell’anima sua, la quale era rimasa per amore nel monimento col corpo vostro. E abbiendo perduto il corpo vostro, avea perduto lo spirito del cuor suo, e la vita e l’anima sua; e ritrovando il corpo vostro, ritrovò lo spirito e la vita sua. Dunque, messer Gesù Cristo, non vi maravigliate se ella non vi conosceva; imperciò che non l’era rimasa l’anima, colla quale ella vi dovea conoscere; ma era rimasa nel monimento col corpo vostro, ed era tutta ràtta e assôrta in te. Rendetele adunque lo spirito suo, il quale è col corpo vostro, e incontanente ritornerà in se; e lascerà questo errore, se errore si può chiamare, e cognosceràvvi che voi siate il Maestro suo. Ma, Messere, come potea errare questa tua diletta, che tanto si doleva per voi e tanto v’amava? Certo, se ella errava (chè so che non errava), dico, sanza dubbio veruno, che ella dubitava d’errare. E questo suo errore (o, che meglio si può chiamare, vostro celamento, per lo quale ella non vi conosceva) non procedea da errore, ma da grandissimo desiderio d’amore e da grande dolore. E imperò, misericordioso e giusto giudice, l’amore che Maria ha in voi e ’l dolore che ella ha per voi si la scusano dinanzi da voi, se tanto è che ella errasse per voi. Non guatate dunque, dolce Gesù, a questa femmina, ma vedete l’amore ch’ella ha in voi come divota discepola, la quale non piagne per errore, ma per dolore che ella ha di voi; e imperò vi domanda e dice: — Messere, se tu l’hai tolto, dimmi dove tu l’hai posto, e io ’l tòrrò. — Oh come saviamente errava! Agli Agnoli