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Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/70

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42 distinzione terza. - cap. i.

loro. Ove si dà ad intendere come è grande il peccato di questi derisori e ischernitori del bene, i quali, somiglianti al diavolo, molti ritraggono dal ben fare. E sì come dice san Gregorio: Il maggiore e il migliore sagrificio che si faccia a Dio, è il zelo dell’anime; così il maggiore e il peggior malificio contro a Dio è impedire la salute dell’anime. E ciò studiano di fare questi maladetti derisori, de’ quali dice la Scrittura: Delusores ipse deludet: Iddio ischernirà gli schernitori. E Salamone dice ne’ Proverbi: Parata sunt derisoribus iudicia: Giudicii sono apparecchiati a’ derisori beffardi.


CAPITOLO SECONDO.


Dove si dimostra come la paura ritrae altrui dalla penitenzia.


Lo secondo impedimento della penitenzia si è il timore, cioè la paura d’afflizione o di pena corporale;1 chè gli uomini che sono avvezzi agli agi e alle delizie e a’ diletti della carne, e di seguire la propria volontà, temono di partirsi, in tutto o in parte, dagli usati diletti. La qual cosa si conviene pur fare da coloro che imprendono a fare penitenzia: a’ quali ancora ne conviene patire alcuna pena e malagevolezza e nelle loro carni e nelle loro menti, per soddisfare a quello2 che male si dilettarono, seguendo la loro volontà propria, e ne’ desiderii della carne, e nelle nequizie e nelle malizie della mente. Il remedio contro a questa vana paura si è considerare che niuno peccato puote rimanere che non sia punito: o e’ si punisce in questa vita o nell’altra. In questa vita si puniscono per la penitenzia; nell’altra per la divina giustizia. E con ciò sia cosa che la pena della penitenzia sia brieve e lieve e particulare; quella dell’altra vita, cioè dello ’nferno, sia

  1. Le edizioni del 95 e del 25 qui aggiungono: o temporale; quella del Salviati, non molto a proposito: o spirituale.
  2. Così il Manoscritto e la stampa del primo secolo.