Pagina:Sperani - Tre donne, Milano, Galli, 1891.djvu/203

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pole riapparivano nel loro colore naturale, con i muri sudici, affumicati, rosi da vecchia lebbra.

Ricominciava a piovere.

Il dottore saltò dalla calessina e raccomandò al garzone di stalla, venutogli in contro, di metterla al riparo dell’acqua. Poi si avviò quasi correndo verso la stanzuccia, o meglio la cucina, a terreno, dove abitava la vedova del povero Sandro.

L’uscio era socchiuso, secondo il solito. Lo spinse e entrò dicendo allegramente:

— Permetti a un vecchio amico di salutarti prima di partire?...

La giovine donna, curva davanti al focolare dove stava preparando quella poca cena, si drizzò e si voltò di botto.

— Oh! signor dottore!...

Avrebbe voluto dire qualche altra cosa ma non trovò le parole e rimase lì confusa e tutta rossa in viso.

Egli la esaminò un istante in silenzio. Poi le stese la mano.

— E un pezzo che non ci vediamo!... Come stai?... Meglio mi pare.