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Egli rimase perplesso, poi rispose con tristezza:

— È l’ultima memoria di una donna morta venti anni fa, quando tu non eri che una bambina. Non è colpa mia se sono nato tanto prima di te.

— Cosa c’entra questo? Tu l’ami ancora!

— Questa è la ricompensa che mi dai dell’averti obbedita in tutto: mi sospetti.

— Se mi ami, dammi quell’anello.

— Lo vuoi proprio?... Non ti basta di avermi fatto schiavo, vuoi anche rendermi vile?

— Ti amo, ti amo tanto... sono gelosa anche del passato... dammi l’anello...!

Con mano tremante e la fronte dimessa egli si trasse l’anello dal dito e gliel’offerse.

Un lampo di gioia passò negli occhi della donna.

— Carlo, esclamò, Carlo, come sono felice, come ti amo!

E quasi dimentica di sè stessa e di ciò che aveva imposto a lui: dimentica di tutto, si gettò fra le sue braccia, lo strinse al cuore, arrovesciò la testa sotto ai suoi baci, ridendo, singhiozzando.

La passione era giunta a quell’ultimo grado di forza in cui vince tutto, e tutto deve cedere al suo supremo impero.