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Bisogna alzarci e rincominciar la vita, senza una speranza, senza un’illusione di felicità.

A quel primo riaffacciarsi della disperazione, Emilia pensò subito che doveva recarsi dalla madre di Cesare per dirle che suo figlio era morto!

La signora Ottavia non s’aspettava un colpo così crudele; ma appena vide il viso d’Emilia ebbe il presentimento della sua disgrazia.

— Mio Dio! È morto! gridò la sventurata donna.

— Mamma mia, perdonami! mormorò Emilia gettandosi ai suoi piedi. È morto, sì, morto por colpa mia. Se io l’avessi trattenuto non sarebbe partito, se io l’avessi amato non sarebbe morto. O mamma, perdonami! Sono tanto infelice.

Il dolore della ragazza tormentata dal rimorso, era così straziante nella sua esplosione che la madre ne fu commossa.

Pietosa e buona fece sforzi sovrumani per frenare la propria disperazione e consolare quell’anima inconsolabile.

Ma l’unica consolazione che potessero trovar tutte e due, era quella di piangere insieme.

Giorni tristi e cupi tener dietro a quel primo.

Il nonno di Cesare nella paurosa taciturnità del suo cordoglio pareva il più inconsolabile di tutti.