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nell’ingranaggio 167

empire, dolcemente incorniciate nel legno bianco filettato d’oro, prendevano un colore acceso, come il riflesso di una vitalità più intensa, e i loro movimenti un non so che di ritmico, di cadenzato, per cui tutta la scena ebbe un istante, l’aspetto di una grandiosa fantasmagoria.

Edvige in piedi sull’uscio fra i due salotti, distribuiva sorrisi e strette di mano. Ma i suoi sopraccigli troppo vicini accusavano una ruga; e sotto la ruga un cruccio.

L’onorevole Adriani non si era veduto e quell’assenza doveva essere notata.

Nell’andarsene, Lauretta Mantrilli le aveva assicurato che sarebbe venuto. Ma dacchè lei se ne andava prima, voleva dire ch’era convinta del contrario.

Quel puritano democratico li abbandonava dunque?... non li trovava più abbastanza immacolati?

O perchè? Di che l’accusava, lui, se il marito copriva tutto col suo perdono?...

O, forse, era appunto la condotta del marito ch’egli intendeva stigmatizzare?...

Comunque fosse, quella defezione la pungeva, non tanto perchè le dolesse di perdere un amico, quando ne aveva tanti, ma perchè avrebbe voluto una vittoria completa; e poi Giovanni stimava molto quell’uomo e il suo contegno poteva avere una grande influenza sulle sue determinazioni future.

Ora quasi tutti se ne erano andati, e insieme a loro anche quell’ultimo messaggio del sole. I salotti, improvvisamente deserti con le sedie in disordine, prendevano un aspetto nuovo nella luce