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nell’ingranaggio 205


Ella voleva il matrimonio indissolubile, perchè la famiglia non si doveva potere scindere a capriccio; ma poichè la natura umana è quello che è, diceva che non si sarebbe dovuto tener conto delle infedeltà, nè dalle mogli, nè dai (mariti, se non quando offendevano gli interessi della famiglia.

Presa da un vero impeto di eloquenza, arditamente esclamava:

— Separarsi, distruggere una ditta sociale, quale è ogni famiglia, per un impeto cieco di passione, per un sentimentalismo?!... Cose da pazzi! Il matrimonio e l’amore se ne possono andare ciascuno per la loro strada, senza mai urtarsi, purchè le persone abbiano il buon senso di non confonderli.

Finalmente aveva portato per esempio sè stessa, la quale, pure non amando Giovanni, e permettendo ch’egli avesse al suo capezzale una bella ragazza, vegliava con tutta l’anima al buon andamento dei comuni interessi, al decoro della casa comune...

Ma a questo punto la contessa Vimercati, che aveva ascoltato tutta la disputa sorridendo, credendola sempre una questione letteraria, a cui non prendeva parte, era saltata su di scatto, non permettendole nemmen di finire la frase.

— Come! aveva esclamato, tu dici questo Edvige?... tu? Non puoi dirlo che per ridere! Non ci hai dato forse, non ci dai tuttora la più grande prova del tuo amore per Giovanni? Ma avresti tu sopportato con questa adorabile rassegnazione, il torto che egli ti fa, causa quella civetta di Gilda Mauri, se tu non lo amassi?... Ti saresti sacrificata così, questi due mesi, fino al punto di met-