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tardi! La lunga abitudine della scuola, l’assenza assoluta di amore avevano dato a tutto il suo aspetto quel carattere indefinibile, fra d’istitutrice e di monaca, che in certe donne fa quasi sparire il sesso.

Il pensiero della sua agiatezza le suggerì un conforto, ed ella, che in quel momento si sentiva discendere verso l’abbattimento, vi si attaccò col coraggio di chi è nato per la lotta. Era sola, lei, ma almeno non aveva il tormento di veder soffrire delle creature amate, non era condannata a domandare continui sacrifizi a delle creature giovani, vibranti di allegria, di espansione, come i suoi genitori avevano sempre dovuto fare con lei.

Risalendo la corrente della sua vita passata, ella si domandava quello che sarebbe accaduto se quel concorso fosse andato a vuoto; e si vedeva al fianco di Giovanni, in mezzo a un mucchio di figliuoli affamati, ch’ella doveva abituare al lavoro più affaticante, alle privazioni; e vedeva i visini smorti, come il suo, gli occhietti pesti, i sorrisi malinconici di quelle giovinezze stentate, come la sua.

Un profondo sospiro di soddisfazione sollevò il suo petto; la sua testa si drizzò, i suoi occhi s’illuminarono. — Meglio così! — ripetè orgogliosamente in uno slancio di egoismo sentimentale — il dolore è tutto per me.

Ora si sentiva piena di forza e di resistenza. Aveva i pomelli delle guance accesi, gli occhi sfavillanti. Febbrilmente si mise a preparare le sue valigie.

Ripiegava i vestiti, involgeva accuratamente gli oggetti piccoli e delicati nella carta velina; legava i libri in pacchi; chiudeva i manoscritti nelle grandi buste di marocchino. Poi venivano le fotografie; i grandi album pieni; i fasci di