Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/133

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— Ella sa benissimo il perchè: non ho dote.

— Oh! questo non vuol dire. Cioè vuol dir molto per gli uomini senza denari e di poco cuore. Ma un uomo di cuore, ricco, mettiamo anche solo agiato... — egli calcò sulla parola guardando l’Eugenia negli occhi — potrebbe essere felice di sposare, senza dote, una bella ragazza come lei.

Eugenia non rispose. Una fiamma le era salita alla fronte. Quelle parole: agiato, ricco... le danzavano nella mente quasi inebbriandola.. Che schiaffo per Luciano se ella avesse sposato un ricco: che vendetta! E i suoi occhi si scontrarono appunto con gli sguardi di Luciano, ritto sulla soglia del salotto, dove si stava servendo il caffè. Quanta ironia in quello sguardo! Egli la canzonava: si faceva beffe di lei e del suo corteggiatore. Un marito di cinquantanni e con quella statura, lei, una Giunone, come la dicevano?... Un brivido le corse per le vene; le parve che il cuore le si gelasse nel petto.

Augusto Klein, a sua volta, confuso del proprio ardimento pensando di essersi già impegnato, e non sapendo come interpretare il silenzio della fanciulla, era molto imbarazzato. Faustino Belli venne a trarlo d’impiccio.

— Ascoltate un momento, Klein. — E lo trasse in disparte.

— Guardate che il Ferramola lo compero io.

— Come! non ho io il diritto di prima scelta?