Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/135

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quel momento nel salotto, impedirono: che quella risata fosse udita. Erano arrivati i soliti amici: la Bergamini, la Tadini — l’odiosa Tadini che si ficcava dappertutto, mentre nessuno avrebbe voluto vederla — Cecilio Testi, Camillo Bressani, e qualche altro. Non essendovi più caffè, si distribuivano i liquori. Eugenia sola fu colpita dalla risata di Faustino e n’ebbe un sussulto. Ridevano di lei?... La canzonava forse anche il signor Klein? Un marito di cinquant’anni, piccolo, grosso, ma ricco, forse molto ricco... le sfuggiva anche quello? Era un miraggio, un sogno?... Troppa fortuna? Aveva sperato che egli chiedesse la sua mano... per rifiutarlo, naturalmente!... Quella soddisfazione d’amor proprio le pareva indispensabile in quel momento, per dire a Luciano: „Vedi? un ricco signore mi ama, è pronto a sposarmi, ed io lo rifiuto per te!“ Invece, se anche il vecchio la canzonava, se la richiesta di matrimonio non aveva luogo, Luciano, che certo le leggeva in cuore, la tratterebbe peggio di prima.

— A che pensi con quella faccia arcigna? — le domandò Luciano accostandosele. — Non sei contenta d’avere innamorato il signor Klein?

— Non mi seccare.

— Facciamo una scommessa?

— Non faccio scommesse.

— Io scommetto che prima di tre mesi tu sei la signora Klein!