Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/162

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ho vent’anni più di voi e sono poco meno povero di Riccardo. Avrete fiducia in me? Crederete che nell’anima mia esista ancora qualche cosa di nobile, d’incorrotto che aspira a risorgere, a rivivere per opera vostra?... Oh, povero me, se voi non mi credete, poichè nessun’altra creatura al mondo potrà avere sull’anima mia il potere divino che voi avete. Siete l’Ideale per la mia povera anima inaridita dagli anni e dagli attriti della società: io mi rivolgo a voi come a un simbolo di virtù e di purezza: vi sogno e v’invoco, come il prigioniero invoca la luce e la libertà. Ma non chiedo nulla, Maria, non pretendo nulla. Fatemi soltanto la carità di credere alla mia devozione, di pensare qualche volta a me con affetto. Voi sarete felice; un uomo giovane e degno di voi vi amerà e sarà vostro sposo. Voi lo amerete — oh! sì, Maria, l’amerete — e io rispetterò la vostra felicità, pago di pensare che la dovrete a me. Sarò il vostro amico, se vorrete; ma in realtà non sarò che il vostro povero (tutte le signore hanno un povero al quale non negano mai l’elemosina) e attenderò pazientemente la carità di uno sguardo, di una parola, di un sorriso. E sarò pure il vostro schiavo — lo sono già, Maria — il vostro cane fedele, pronto a dare la vita per voi ed a gettarmi ferocemente su chiunque osasse toccarvi...“