Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/179

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è infelice, sacrificata, io non potrei più vivere! Era così bella, poco fa, e mi pareva tanto contenta. Povera me se mi fossi ingannata.

Una commozione intensa l’agitava, le lagrime le serravano la gola e non poteva piangere.

— Calmati, calmati, Elisa — le suggeriva dolcemente l’Ersilia. — Tu hai fatto tutto per il meglio, sii tranquilla.

— Che commedia — mormorava il Pagliardi allontanandosi col dottor Monti.

Il dottore scrollò il capo.

— V’ingannate. Vostra cognata è sincera. Innamorata dei gioielli e del lusso, ha creduto in buona fede che Eugenia potesse essere felicissima solo perchè è diventata ricca. Se potesse supporre d’essersi ingannata non avrebbe più pace. Per fortuna non lo crederà mai. Non può entrare nella sua piccola testa che il lusso e i divertimenti non bastino alla felicità.

Arrivò Riccardo, serio e di pessimo umore; e subito domandò:

— Cosa è stato?... Si sente male la mamma?

Gli rispose il Pagliardi:

— Una cosa da nulla; è già passata.

Il dottor Monti lo guardava.

— E tu cos’hai, Riccardo?

— Io... Oh, ne ho sentita una... Ma è meglio che non ve la racconti. Il babbo ha la faccia triste; la mamma si sente male...

— Parla, parla... Hai detto troppo; non puoi