Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/198

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— Ah, quando dice che sarà il mio schiavo? il mio cane?... Ma le pare?... Mi ha fatto ridere. Ho capito che mi prendeva per una fanciullona e che si burlava di me. Cioè, ridevo, ma forse avevo voglia di piangere. Glielo devo dire: una lettera d’amore me la figurava tutta diversa.

Colpito da tale confessione, il cavaliere ebbe un sobbalzo e guardò la fanciulla curiosamente.

— Come mai?

— Non saprei; ma tutta diversa.

— Non mi ha capito dunque. Non ha capito che essendo io tanto più avanti di lei negli anni, non osando credere, non osando sperare...

— E allora, perchè scrivere?

— Per un bisogno invincibile.... Se avessi osato...

— Cosa avrebbe fatto?

— Le avrei chiesto, il permesso di domandare la sua mano al suo tutore.

— Oh! Nella lettera invece protestava di non voler nulla da me; pareva anzi che avesse pronto da offrirmi un altro marito, ricco e giovine!... Un’idea molto buffa, davvero, per un innamorato!...

— Signorina, signorina, ella non sa cosa vuol dire amare una giovine di vent’anni e averne... quaranta... Ella non sa quanti dubbi, quante angosciose incertezze prova un uomo nella mia condizione e come lo tormenti soprattutto la paura di essere ridicolo.