Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/219

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il punto nero di quella deliziosa serata. Ma lo dimenticava contemplando Maria. Ella era così bella, così distinta! Gli piaceva soprattutto perchè non aveva ombra di posa; la sentiva semplice e differente dalle altre. Eugenia cercava ai quattro venti se le spuntasse una promettente figura di marito. Nel palco, Angelica stava seria e impettita per sembrare una ragazza di almeno quindici anni. E in teatro le Eugenie e le Angeliche erano a diecine. E non solo le ragazze, ma anche le signore, anche gli uomini recitavano una parte, avevano un secondo fine in tutto quello che facevano. Sua madre voleva piacere a tutti, essere nominata fra le più eleganti e le più belle; Faustino voleva che tutti gli invidiassero le sue buone fortune.

Maria non aveva sottintesi. Durante il pranzo si divertiva ingenuamente allo spettacolo svariato che le si offriva, e rideva e parlava allegramente come in casa. A teatro non esistevano per lei che gli attori e la rappresentazione, profondamente interessata dal dramma e dal magistero artistico. Nessuna occhiata furtiva alla platea, nessun desiderio di farsi vedere. La vera donna intellettuale e pura: l’eletta. E una donna così, una creatura di quel valore doveva dare l’anima sua a Faustino Belli, al gaudente parassita, al fedifrago, all’imbroglione?

„Ed io dovrei tollerare una tale rovina? Non sarà mai.“