Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/24

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— E perchè non ti sei fatto avanti? Noi siamo i parenti più stretti, mentre quello non è che un estraneo...

— Adagio: tua sorella li ha affratellati abbastanza — ghignò l’avvocato, con la solita amarezza.

L’Ersilia si rivoltò.

— Tu sai che non è vero: e ripeti una malignità per il gusto di ripeterla.

— Io non so niente.

La signora Elisa si accostò in quel momento alla sorella.

— Andiamo: è finita, se Dio vuole. Come sono stanca!

L’avvocato Amilcare Pagliardi fece avvicinare una vettura. Mentre le due signore vi si accomodavano, egli vide il dottor Monti e lo chiamò.

— C’è un posto anche per lei, dottore: salga.

Si accomodarono tutti e quattro e la carrozza partì. I giovani s’accontentarono del tramway che aspettava in capo al viale.

— Come tutto è volgare nella nostra vita, anche il dolore — mormorò l’Antonietta sedendo vicino a Maria. La stanchezza finisce sempre col trionfare su tutti i nostri sentimenti.

Maria scrollò il capo.

— Taci. Mi fai male. Tu osservi troppo le cose.

Non parlarono più. Intanto l’Eugenia, la bella