Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/243

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mento che suo fratello l’aveva presa in casa per sollevare di una bocca quei pezzenti Valmeroni.

— Dopo tali fatti — concludeva Antonietta — io non potevo rimanere neppur un giorno in casa dei miei zii, dove non ero più che una causa di dissidi e di querele. L’avvocato mi comprese e mi approvò. Non poteva fare diversamente. Devo però riconoscere che la mia partenza lo ha addolorato. Mia zia, poveretta, piangeva come una bambina. Così è che io son qui oggi. Loro andranno a Aix-les-Bains con la signora Arquati; e questo sarà per il momento il motivo palese della mia venuta.

— Povera Antonietta! Hai fatto bene. Qui sei in casa tua; e io sono felice di passare tutta una vacanza con te dopo tanti anni. Intanto le cose si metteranno a posto e tu ritornerai a Pavia e sposerai Isidoro.

Un triste sorriso errava sulle labbra di Antonietta. Non voleva saperne più di Pavia. Quanto a Isidoro, aveva preso le parti di sua madre, accusando lei e Paolo di averle fatto violenza. No, no, non voleva più saperne. Voleva restare a Milano e lavorare.

— Cosa farai?

— Non so ancora. Ci penserò. Parliamo ora di ciò che succede qui. Si spende mi pare a rotta di collo. Ho visto Angelica vestita come una contessina. Si tratta di trovarle marito, vero?