Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/257

Da Wikisource.

— 259 —

bile come il ghiaccio! — sospirò Maria con un lampo negli occhi, ora chiari e limpidi come un cielo di primavera, ora cupi e profondi come la notte.

Anche dopo coricate, le due fanciulle continuarono a discorrere. I letti essendo vicini potevano parlare a bassa voce in una dolce intimità. La camera era elegante e gaia anche di sera; il mobilio di noce intagliato e la stoffa delle lunghe tende, dei sedili e delle coperte, di un azzurro vivo e lucente, le davano una nota ricca, artistica. A proposito di quei mobili, Maria parlò della sua povera mamma alla quale erano appartenuti.

— ... Ella fu veramente una vittima dell’amore. Ingannata, tradita, abbandonata, povera mamma! Io non potrò mai perdonare a mio padre. Del resto, egli non si cura del mio perdono. Sai che è molto ricco adesso?... Ah! tu lo sapevi. Io lo seppi solo il mese scorso. Fu tua madre a dirmelo. Ha una Banca a Berlino e guadagna molto, pare.

— E non ti ha mai mandato un regalo?

— Mai. Ha moglie e tre figli, due dei quali sono maggiori di me. Quando ingannò mia madre aveva famiglia da alcuni anni, e si spacciava per celibe. Inorridisco pensando che il suo sangue di traditore circola nelle mie vene. O Aleardo Cantelli, se ti potessi dire quello che penso!

Tacque concentrandosi nelle sue tetre riflessioni.