Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/265

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Paolo sorrise. Ci pensava egli, naturalmente. Li aveva, quei benedetti denari; glieli avevano lasciati, bisognava che li spendesse. E desiderava di farne qualche cosa... Qualche cosa di utile agli altri, e che servisse a distrarlo nel medesimo tempo; poichè, egli era un annoiato.

Brutta qualità, ne conveniva, e appunto cercava di combatterla. Da prima aveva pensato a una colonia agricola, dove l’amministrazione, la coltivazione dei terreni, e la vita dei lavoratori rappresentassero l’effettuazione delle idee scientifiche e sociali più illuminate e moderne.

— Bellissimo progetto questo! — esclamò Riccardo. — Io non l’avrei mai abbandonato.

— Nè io l’abbandonerò, tutt’altro. Voglio però studiarlo meglio; approfondire la questione agricola e la sociale...

— Progetti simili si dovrebbero studiare nei fatti, credo. Trattandosi di cosa nuova, l’esperienza sola può darci i necessari ammaestramenti. Se io fossi ricco avrei già fatto un esperimento di questo genere.

— Lo faremo insieme. Intanto lasci passare prima la rivista femminile. Una cosa non impedisce l’altra. In questa rivista io intenderei occuparmi molto anche della campagna e dei nostri lavoratori: le donne e i proletari sono gli schiavi che noi dobbiamo redimere; e il primo nemico da combattere è l’ignoranza.

Leonardo approvava. Quel giovane gli pia-