Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/28

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notte e tutti avevano fretta di ritirarsi per preparare il desinare.

— Cosa c’è da mangiare? — domandò Eugenia in cucina.

La donna rispose che non c’era quasi nulla perchè nessuno ci aveva pensato quel giorno. Delle ova, del burro, una pignatta di patate, che la vecchia si vantava di avere messe su di sua testa per saziare i ragazzi.

Erano le sette e mezzo quando poterono sedersi intorno alla tavola. Il servizio fu scarso e disordinato, ma nessuno vi badò. Anche Erminia e Giorgetto, oppressi dal sonno e dalla stanchezza, mangiarono poco. Giorgetto ben presto scappò in cucina, annoiato dal silenzio e dalla malinconia che dominavano nella sala da pranzo. Erminia posò la testina sulla tovaglia e si addormentò.

Eugenia interrogò l’Angelica sulla sua scomparsa dal funerale; e costei vuotò il sacco delle sue amarezze. Era stufa, ma stufa!... Non ne poteva più. Non era nata lei per fare la Cenerentola, no, e poi no! I ragazzi la facevano disperare ed era una vera ignominia che lei sola dovesse occuparsi di loro. E per ricompensa, mai un abito nuovo, sempre i cenci smessi dalle altre...

Eugenia, irritata da quei lamenti che a lei sembravano ingiusti, la rimproverò eccessivamente; l’altra replicò, accusando la sorella mag-