Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/307

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conoscerlo, di gittarsi nelle sue braccia, di piangere con lui?...

Ad un tratto le balenò che egli forse era tenuto in soggezione dai suoi figlioli; forse schiavo della sua famiglia legittima: e il suo cuore si intenerì a questo pensiero e una grande pietà la prese di quel padre tante volte accusato. Egli l’aveva amata, aveva pensato a lasciarla ricca, a farla felice, credendo che ella amasse Faustino e che egli fosse tale da renderla veramente felice. Povero padre suo, povero padre, disgraziato quanto la sua mamma... E straziato dai rimorsi, e vincolato nei suoi affetti, impedito di chiamare a sè la sua figliuola... e ingannato dall’amico!...

Faustino Belli... poteva egli essere più abbietto? Conoscere suo padre e non parlargliene? Ora intendeva tutto. Ogni parola, ogni atto, ogni sguardo di quell’uomo era frutto di una lunga premeditazione, di un calcolo raffinato. Egli aveva voluto attirarla a sè per sfruttarla: sposandola se suo padre la lasciava ricca e libera, o meglio ancora se la destinava a lui: facendosene un’amica, dominandola, se egli l’avesse destinata ad un altro. Tale era il senso recondito di quella prima lettera, causa di tante lagrime e inutili investigazioni. Ed ella lo aveva amato, ammirato, aveva riposto in lui i suoi più dolci sogni e i più alti pensieri.

Le pareva di vederlo come lo aveva visto