Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/356

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— Bisogna distrarla — disse il chirurgo nel congedarsi dalla famiglia. — Non contrariarla in nulla; e se è possibile trovare il modo di interessare il suo spirito a qualche cosa che sia capace di far risorgere in lei l’amore della vita.

Tutti sentivano la poca probabilità di riescire in una impresa così difficile; e i meno teneri pensavano che la morte sarebbe stata una liberazione per quell’anima affranta.

Paolo e Maria si guardarono negli occhi e nel loro sguardo lampeggiò l’ardito pensiero: „Noi sfideremo l’impossibile: combatteremo il fato.“

In dicembre la famiglia decise di ritornare a Milano.

Durante il viaggio, il contegno di Antonietta fu sempre il medesimo; non parlò, nè pianse, nè diede alcun cenno di accorgersi che lasciava il paese testimone del suo tragico romanzo e in esso la tomba del suo povero amante. Il suo dolore non aveva scatti, nè espansioni. Assorta, concentrata, ella subiva evidentemente l’ossessione di un pensiero tormentatore.

A Milano, rientrando nella casa che le ricordava giorni meno tristi, ella sembrò riscuotersi e i suoi occhi versarono alcune lagrime. Ma era tanto stanca che bisognò coricarla subito; e il dì appresso ella riapparve ancora cupa, muta, quasi impassibile.

Passarono così molti giorni di una tristezza opprimente.