Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/375

Da Wikisource.

— 377 —

preso che io sono anche un uomo di cuore, un galantuomo e che l’amo profondamente?

— A me parve invece che ella commettesse una follìa e che il mio dovere fosse di avvertimela. D’altra parte, appena ella ebbe l’aria di fare sul serio, sentii che dovevo risponderle con la massima serietà. E così feci. Ora, cavaliere, permetta che mi ritiri. Abbiamo chiacchierato abbastanza e Antonietta è sola di là...

Ella si era alzata. E la sua figura alta e flessuosa appariva imponente, severa. Faustino Belli le prese le mani e la obbligò a sedere ancora.

— No, no, Maria, voi non potete lasciarmi così: non sono una zavorra inutile nella vostra vita, da gettarmi a mare senza complimenti. Vostro padre, dal suo letto di morte, mi ha destinato ad essere il vostro sposo.

A queste parole, che il cavaliere aveva pronunciato con molta solennità e prestanza drammatica, Maria sussultò e impallidì. Un lampo di collera folgorò il cavaliere.

— Mio padre, ella dice? Mio padre? E che diritto aveva egli di disporre della mia mano?

— Era sempre vostro padre!...

— Egli aveva rinunciato ad ogni diritto su me abbandonandomi con la mia povera mamma. Ma anche senza questo, il mio cuore e la mia persona non dipendono che da me ed io sola posso disporne.